L’introduzione di nuovi dazi da parte degli Stati Uniti, inizialmente sospesi per 30 giorni, potrebbe avere un impatto devastante sull’industria automobilistica globale, con conseguenze significative anche per il mercato italiano. Secondo quanto denunciato da Federcarrozzieri, l’associazione italiana delle autocarrozzerie, queste misure rischiano di innescare un effetto domino che coinvolgerà non solo i produttori di automobili ma anche l’intera catena di fornitura, influenzando la commercializzazione di auto e componenti in Italia che nel 2025 subiranno un ingente aumento di prezzi.
Nonostante i dazi non siano ancora definitivi, le previsioni sul loro possibile impatto economico non sono affatto tranquillizzanti. Se attuati, potrebbero colpire duramente le case automobilistiche mondiali, comprese quelle italiane, con effetti a cascata che includono anche i prezzi dei veicoli nuovi e dei pezzi di ricambio, con danni economici rilevanti per le imprese del settore.
L’impatto dei dazi sui produttori di automobili
L’effetto dei dazi sulle case automobilistiche sarebbe particolarmente significativo per quelle che operano in Messico e Canada, i due Paesi maggiormente colpiti dalle misure volute dal presidente Trump. Marchi globali come Volkswagen, Stellantis, Honda, Hyundai, Kia, Toyota, Nissan e Mazda, che producono una parte consistente dei loro veicoli per il mercato degli Stati Uniti in queste due nazioni, subirebbero danni economici ingenti.
Ad esempio, il Messico, dove vengono prodotte ogni anno 3,5 milioni di automobili, è un punto nevralgico per l’industria automobilistica, essendo il principale fornitore di auto per marchi come Volkswagen e Stellantis, che destinano gran parte delle loro produzioni proprio agli Stati Uniti.
Secondo gli analisti, le perdite economiche per i produttori potrebbero essere ingenti. Si stima che Volkswagen potrebbe perdere circa 8 miliardi di euro, mentre Stellantis potrebbe subire una riduzione di ricavi pari a 16 miliardi di euro. Le previsioni indicano anche una riduzione degli utili per le case automobilistiche, che si attesterebbero tra il -5% e il -15%. Questi numeri, se confermati, rappresenterebbero un duro colpo per le aziende del settore, costringendole a rivedere le loro strategie commerciali e a fare fronte a una domanda più debole.
Le conseguenze sulla filiera e sui consumatori
Oltre ai produttori di automobili, anche l’intera filiera della componentistica automobilistica rischia di essere pesantemente influenzata dai dazi imposti dagli Stati Uniti. Componenti vitali come airbag, cinture di sicurezza, pneumatici, sedili, freni e componenti per motori elettrici, molti dei quali prodotti da colossi come Autoliv, Michelin, Pirelli e Brembo, verrebbero inclusi nelle tariffe aggiuntive, aumentando i costi di produzione e quindi i prezzi finali per i consumatori.
In Italia, questo scenario potrebbe tradursi in un aumento dei prezzi di vendita per i veicoli, che potrebbero subire incrementi significativi. Federcarrozzieri ha calcolato che, nel caso in cui i prezzi dei veicoli aumentassero del 10%, i modelli base più venduti in Italia (come Fiat Panda, Jeep Avenger, Citroën C3 o Toyota Yaris Cross) subirebbero variazioni di prezzo che vanno da 1.524 euro a 3.035 euro in più.
Questo incremento si somma all’aumento già registrato nel 2024, quando il prezzo medio di una autovettura in Italia ha visto un incremento del 43% rispetto al 2019. Se i dazi venissero applicati, la crescita dei prezzi potrebbe continuare anche nel 2025, con un aumento medio che potrebbe oscillare tra i 2.500 e i 3.000 euro.