2022: dopo l’anno della pandemia e l’anno della ripresa, questo sarà l’anno dei rincari

Non si prospetta un grande anno, dal punto di vista delle finanze di milioni di italiani. Il 2022, arrivato dopo un anno di pandemia e decrescita e un anno di ripresa accelerata, inizia con un funeste presagio che sarà uno dei leitmotif di questo anno: il rincaro dei prezzi.

Aumenta tutto

I costi dell’energia

Salutando l’anno 2021 ci portiamo dietro da un lato una ripresa economica insperata, dall’altro il rincaro dei costi dell’energia, saliti alle stelle proprio a causa della pandemia e di scelte politiche che ancora favoriscono il consumo di combustibili fossili.

La transizione energetica è un lungo e doloroso percorso, ma ciò che abbiamo visto negli ultimi mesi, e che si prospetta persino peggiorare nel 2022, è un aumento mai visto nei prezzi dell’energia elettrica e del gas metano.

A luglio 2021 l’ARERA, l’Autorità di Regolazione per Energia Reti e Ambiente del Governo, aveva già annunciato un rincaro del +9,9% per l’elettricità e del +15,3% per il gas. A ottobre il rincaro era diventato del +29,8% per la luce e +14,4% per il gas.

Ora, per il 2022, l’ARERA preannuncia un ulteriore rialzo: +68% rispetto ai 12 mesi equivalenti dell’anno precedente per l’elettricità, e +64% rispetto all’anno scorso per il gas. Un aumento che toglierà oltre 2300 euro in più a famiglia in un anno.

I trasporti

Anche i carburanti continuano ad aumentare. Dal 1° gennaio il costo della miscelazione dei biocarburanti è aumentato e di conseguenza anche i prezzi dei carburanti stessi hanno subito un rincaro. Non aumentano le tariffe dei pedaggi autostradali, ad eccezione della Piacenza – Brescia, che aumenterà il prezzo del +5,45%.

Ecco i prezzi medi aggiornati per i carburanti:

  • Benzina self service a 1,727 euro/litro (+2 millesimi, compagnie 1,733, pompe bianche 1,712),;
  • Diesel self service a 1,593 euro/litro (+2, compagnie 1,599, pompe bianche 1,581);
  • Benzina servito a 1,862 euro/litro (+4, compagnie 1,909, pompe bianche 1,769);
  • Diesel servito a 1,733 euro/litro (+3, compagnie 1,783, pompe bianche 1,638);
  • Gpl servito a 0,822 euro/litro (+1, compagnie 0,829, pompe bianche 0,814);
  • Metano servito a 1,788 euro/kg (+10, compagnie 1,828, pompe bianche 1,757);
  • Gas Naturale GNL a 2,114 euro/kg (+18, compagnie 2,113 euro/kg, pompe bianche 2,114 euro/kg).

L’acqua potabile, bene primario

Anche per l’acqua potabile è atteso un rincaro per il 2022. Il prossimo anno le bollette dovrebbero aumentare di circa l’8%, non calcolato però sulla spesa complessiva ma solo sulla parte che riguarda l’acqua potabile, indicativamente il 60% del totale. Per andare nel concreto, una famiglia di tre persone che in un anno consuma 150 metri cubi di acqua, passerebbe da una bolletta di 126 euro (sui 12 mesi) a una di 136.

L’assistenza sanitaria

Aumenteranno i costi per famiglia legati all’assistenza sanitaria, un rincaro dovuto principalmente ai costi economici e sociali legati al Covid-19. Le famiglie saranno costrette a ricorrere più volte ai tamponi, che sono aumentati di prezzo; inoltre, il sistema sanitario pubblico, già in crisi in alcune regioni prima della pandemia, è fortemente sotto stress a causa dei numerosi ricoveri: i tempi di attesa diventano ancora più lunghi e le famiglie preferiscono rivolgersi a strutture private per prestazioni ed esami.

Federconsumatori stima per il 2022 un rincaro del +3,4% per le spese sanitarie, pari ad oltre 40 euro a famiglia.

I beni alimentari

La vera stangata, dopo i costi dell’energia riguarda i prezzi degli alimentari. A novembre il carrello della spesa aveva registrato un aumento contenuto tra il +1% e il +1,2%, ma nel 2022 questi aumenti sono destinati a salire.

Oltre all’aumento dei costi di produzione e trasporto, incideranno nei rincari anche le forti tensioni sul mercato delle materie prime ed i maggiori costi degli imballaggi. Infine, il rincaro dei mangimi e dei concimi faranno sentire il proprio peso soprattutto nel corso del prossimo anno.

Per questo il carrello della spesa ci arriverà a costare il 4,2% in più nel 2022: un costo per famiglia di circa 229 euro all’anno.

I beni di consumo

L’allarme per i rincari dei costi dell’energia, dei carburanti e delle materie prime arriva a intaccare anche le industrie.

Ikea è stata la prima ad annunciare un cospicuo aumento dei prezzi, dovuto alla pandemia da Covid: da un giorno all’altro il colosso svedese ha imposto aumenti anche superiori al 30% su quasi tutto il catalogo.

A soffrire poi non ci sono soltanto le multinazionali: la Cgia di Mestre stima che nei primi 6 mesi del 2022 il caro-energia possa mettere a rischio, almeno con la sospensione temporanea, 500mila posti di lavoro in Italia. Con variazioni annue delle tariffe che in alcuni comparti rischiano di raggiungere il +250%. Secondo gli Artigiani, molte aziende del vetro, della carta, della ceramica, del cemento, della plastica, della meccanica pesante, dell’alimentazione, della chimica, potrebbero essere costrette a fermare la produzione, perché non in grado di far fronte all’aumento esponenziale dei costi fissi

L’inflazione è tornata ai livelli più alti dal 2008

Nonostante la crescita del PIL del +6,3% nel 2021 (dopo essere però sceso dell’8,9% nel 2020), l’inflazione è a livelli storici.

A novembre 2021, l’indice dei prezzi a consumo rilevato dall’ISTAT ha raggiunto quota +3,7%. È il valore più alto dopo quello del 2008, sopra la media europea.

Secondo la Banca d’Italia, il surriscaldamento del PIL a questi livelli è transitorio: l’indice del costo della vita aumenterà infatti del 2,8% nel 2022, prima di calare all’1,5% nel 2023. 

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Dazi USA 2025: previsto un forte aumento del prezzo delle auto in Italia

I nuovi dazi statunitensi potrebbero avere un impatto devastante sull'industria automobilistica globale: in Italia si stima un rincaro sul prezzo delle auto fino a 3000 euro.
aumento prezzi auto 2025

L’introduzione di nuovi dazi da parte degli Stati Uniti, inizialmente sospesi per 30 giorni, potrebbe avere un impatto devastante sull’industria automobilistica globale, con conseguenze significative anche per il mercato italiano. Secondo quanto denunciato da Federcarrozzieri, l’associazione italiana delle autocarrozzerie, queste misure rischiano di innescare un effetto domino che coinvolgerà non solo i produttori di automobili ma anche l’intera catena di fornitura, influenzando la commercializzazione di auto e componenti in Italia che nel 2025 subiranno un ingente aumento di prezzi.

Nonostante i dazi non siano ancora definitivi, le previsioni sul loro possibile impatto economico non sono affatto tranquillizzanti. Se attuati, potrebbero colpire duramente le case automobilistiche mondiali, comprese quelle italiane, con effetti a cascata che includono anche i prezzi dei veicoli nuovi e dei pezzi di ricambio, con danni economici rilevanti per le imprese del settore.

L’impatto dei dazi sui produttori di automobili

L’effetto dei dazi sulle case automobilistiche sarebbe particolarmente significativo per quelle che operano in Messico e Canada, i due Paesi maggiormente colpiti dalle misure volute dal presidente Trump. Marchi globali come Volkswagen, Stellantis, Honda, Hyundai, Kia, Toyota, Nissan e Mazda, che producono una parte consistente dei loro veicoli per il mercato degli Stati Uniti in queste due nazioni, subirebbero danni economici ingenti.

Ad esempio, il Messico, dove vengono prodotte ogni anno 3,5 milioni di automobili, è un punto nevralgico per l’industria automobilistica, essendo il principale fornitore di auto per marchi come Volkswagen e Stellantis, che destinano gran parte delle loro produzioni proprio agli Stati Uniti.

Secondo gli analisti, le perdite economiche per i produttori potrebbero essere ingenti. Si stima che Volkswagen potrebbe perdere circa 8 miliardi di euro, mentre Stellantis potrebbe subire una riduzione di ricavi pari a 16 miliardi di euro. Le previsioni indicano anche una riduzione degli utili per le case automobilistiche, che si attesterebbero tra il -5% e il -15%. Questi numeri, se confermati, rappresenterebbero un duro colpo per le aziende del settore, costringendole a rivedere le loro strategie commerciali e a fare fronte a una domanda più debole.

Le conseguenze sulla filiera e sui consumatori

Oltre ai produttori di automobili, anche l’intera filiera della componentistica automobilistica rischia di essere pesantemente influenzata dai dazi imposti dagli Stati Uniti. Componenti vitali come airbag, cinture di sicurezza, pneumatici, sedili, freni e componenti per motori elettrici, molti dei quali prodotti da colossi come Autoliv, Michelin, Pirelli e Brembo, verrebbero inclusi nelle tariffe aggiuntive, aumentando i costi di produzione e quindi i prezzi finali per i consumatori.

In Italia, questo scenario potrebbe tradursi in un aumento dei prezzi di vendita per i veicoli, che potrebbero subire incrementi significativi. Federcarrozzieri ha calcolato che, nel caso in cui i prezzi dei veicoli aumentassero del 10%, i modelli base più venduti in Italia (come Fiat Panda, Jeep Avenger, Citroën C3 o Toyota Yaris Cross) subirebbero variazioni di prezzo che vanno da 1.524 euro a 3.035 euro in più.

Questo incremento si somma all’aumento già registrato nel 2024, quando il prezzo medio di una autovettura in Italia ha visto un incremento del 43% rispetto al 2019. Se i dazi venissero applicati, la crescita dei prezzi potrebbe continuare anche nel 2025, con un aumento medio che potrebbe oscillare tra i 2.500 e i 3.000 euro.

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Novità Satispay: da aprile commissioni dell’1% anche su pagamenti inferiori a 10€!

A partire dal 7 aprile 2025 Satispay introduce una commissione dell'1% per tutti i pagamenti effettuati nei negozi fisici, inclusi quelli sotto i 10 euro. Assoutenti: "Penalizzate le piccole attività commerciali".
satispay commissioni

Satispay, uno dei più popolari sistemi di pagamento tramite QR Code in Italia, ha rivoluzionato le abitudini di acquisto di milioni di consumatori: grazie alla sua capacità di semplificare i pagamenti, questa piattaforma è arrivata a essere utilizzata da oltre 5 milioni di persone e accettata in più di 350.000 esercizi commerciali. In particolare, l’assenza di commissioni per i pagamenti sotto i 10 euro ha reso Satispay la scelta preferita da molte piccole attività come bar, tavole calde e food truck.

Tuttavia, a partire dal 7 aprile 2025, questo modello di business subirà un’importante modifica. La nuova politica di Satispay prevede l’introduzione di una commissione dell’1% anche per i pagamenti inferiori a 10 euro, una novità che cambia completamente la natura del servizio, finora percepito come uno strumento privo di costi fissi per micropagamenti.

Oltre a questa modifica, sono previste altre variazioni riguardanti gli acquisti digitali e i pagamenti offline, un segnale chiaro che la piattaforma sta cercando di adattarsi a nuove esigenze di mercato, ma anche di fronteggiare le sfide economiche che l’hanno portata ad aumentare i costi.

Le nuove commissioni di Satispay

A partire dal 7 aprile 2025, Satispay introdurrà una commissione dell’1% per tutti i pagamenti effettuati nei negozi fisici, inclusi quelli sotto i 10 euro, una soglia che fino ad ora era stata esente da costi. Questa modifica è stata comunicata direttamente agli esercenti, che dovranno adeguarsi a un nuovo modello tariffario che coinvolgerà anche i distributori automatici, i totem e i food truck. Inoltre, la commissione per gli acquisti online subirà un incremento, arrivando all’1,5% con una quota fissa di 20 centesimi per importi superiori ai 10 euro.

Secondo Satispay, queste commissioni sono comunque inferiori a quelle applicate dalle tradizionali carte di credito, che in alcuni casi possono raggiungere anche il 2%. Inoltre, su tutte queste transazioni, così come per i trasferimenti tra privati (P2P), Satispay sottolinea che i consumatori continueranno a poter utilizzare il servizio in modo completamente gratuito, senza alcuna commissione.

Critiche e malcontento

La scelta di applicare una commissione sui micropagamenti ha prontamente suscitato critiche tra i consumatori e le piccole attività commerciali. In particolare, Assoutenti ha sollevato preoccupazioni, sostenendo che l’introduzione di costi anche per le transazioni sotto i 10 euro potrebbe penalizzare proprio quelle attività che più avevano beneficiato della semplicità e dei bassi costi di Satispay.

Chiediamo a Satispay di rivedere questa decisione e di valutare soluzioni alternative che non gravino sui consumatori e sulle piccole attività commerciali. Se necessario, siamo pronti a coinvolgere le autorità competenti affinché venga garantita la tutela degli utenti e la concorrenza nel mercato dei pagamenti digitali.

Gabriele Melluso, presidente di Assoutenti

Funzionalità inedite e programmi di fidelizzazione

Satispay non si limita solo a modificare le commissioni, ma introduce anche una serie di novità che potrebbero cercare di compensare gli aumenti. Tra queste, i pagamenti offline, che permetteranno agli esercenti di accettare transazioni anche in assenza di connessione a Internet, e i pagamenti con addebito differito, una funzionalità che consente ai clienti di pagare anche se non dispongono di fondi sufficienti, senza rischi per il commerciante, in quanto Satispay si farà carico dell’importo.

Per mantenere alto l’interesse dei consumatori, l’azienda sta anche lavorando su programmi di fidelizzazione, che potrebbero includere bonus legati ai pagamenti. Sebbene non siano ancora stati annunciati dettagli precisi su questi servizi, l’intento è chiaro: incentivare gli utenti a continuare a utilizzare il servizio nonostante l’introduzione delle commissioni. L’azienda, infatti, sta cercando di rispondere alla crescente domanda di servizi a valore aggiunto, come i buoni pasto e i buoni acquisto, che nel 2024 hanno già generato un volume di spesa significativo.

Nonostante l’impegno di Satispay di garantire più servizi, le preoccupazioni per l’impatto sulle piccole attività sono ancora forti. Sarà interessante vedere come reagiranno gli utenti e i commercianti a queste nuove politiche e se la piattaforma riuscirà a mantenere la sua posizione nel competitivo panorama dei pagamenti digitali.

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Malfunzionamento PlayStation Network: ecco come Sony compenserà gli utenti

Dopo il blackout di circa 24 ore del PlayStation Network, Sony chiede scusa e annuncia che compenserà gli utenti abbonati a PlayStation Plus.
playstation network compensazione malfunzionamento

Negli ultimi giorni, il PlayStation Network ha subito un serio malfunzionamento che ha impedito a milioni di utenti di accedere ai servizi online. La piattaforma di Sony è rimasta inaccessibile per quasi 24 ore, con una serie di disservizi che hanno coinvolto sia gli abbonati a PlayStation Plus che coloro che utilizzano il servizio per acquistare giochi in digitale. Tale interruzione ha generato un notevole malcontento tra i giocatori, che si sono trovati impossibilitati a godersi il fine settimana di gioco.

Alla fine del blackout, Sony ha rilasciato un messaggio ufficiale per scusarsi e spiegare come intende compensare gli utenti coinvolti: nonostante la situazione difficile, la compagnia ha sottolineato che tutti i servizi sono tornati operativi, e ha ribadito la propria gratitudine per la pazienza mostrata dalla comunità.

Tuttavia, la questione della compensazione ha sollevato alcune polemiche, visto che non tutti gli utenti hanno ricevuto gli stessi vantaggi. In particolare, coloro che non erano abbonati a PlayStation Plus si sono sentiti esclusi dalla proposta di rimborso.

Il malfunzionamento del PlayStation Network

Il malfunzionamento del PlayStation Network ha avuto inizio intorno alle ore 1:00 di ieri, domenica 9 febbraio, quando i servizi online legati alla piattaforma di Sony sono andati offline, impedendo l’accesso a tutti i giochi che richiedono la connessione ai server. Il problema ha coinvolto anche gli utenti che giocano su PC, poiché diversi giochi digitali sono diventati inaccessibili a causa dell’interruzione. La pagina di stato ufficiale del servizio ha segnalato vari disagi, con tutte le voci relative alla gestione dell’account, ai giochi e ai social, al PlayStation Video e al PlayStation Store evidenziate in rosso, indicando un malfunzionamento a livello globale.

Dopo alcune ore di attesa, gli utenti hanno cominciato a segnalare un parziale ritorno alla normalità, con la possibilità di ricollegarsi al servizio. Questo ha suggerito che l’infrastruttura di Sony stesse gradualmente tornando pienamente operativa.

Tuttavia, l’attesa è stata lunga, e molti giocatori hanno criticato la gestione della comunicazione da parte di Sony, che non ha fornito aggiornamenti tempestivi durante il periodo di inattività e ha mantenuto il silenzio fino alla risoluzione del problema.

La compensazione per gli abbonati a PlayStation Plus

In risposta ai disagi causati dal malfunzionamento, Sony ha deciso di offrire una compensazione a tutti gli abbonati a PlayStation Plus: ogni membro del servizio riceverà automaticamente cinque giorni aggiuntivi di abbonamento, come gesto di scuse per l’inconveniente subito. L’azienda ha anche ribadito il proprio rammarico per il disguido e ha ringraziato la comunità per la pazienza mostrata durante le ore di difficoltà.

playstation network compensazione malfunzionamento

Sebbene la compensazione sia stata apprezzata dai membri di PlayStation Plus, molti utenti non abbonati hanno fatto notare che anche loro sono stati danneggiati dalla situazione, in quanto non hanno potuto accedere ai giochi acquistati in digitale.

La situazione si è ulteriormente complicata per i giocatori del noto videogioco “Call of Duty”, che hanno perso l’opportunità di usufruire dei punti esperienza doppi offerti durante il fine settimana. Tuttavia, Sony ha precisato che la responsabilità di eventuali compensazioni per il gioco stesso non spetta a loro, ma ad Activision Blizzard, il quale non ha avuto alcun controllo sui problemi di rete.

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